venerdì 14 dicembre 2018

"Storia della musica" di M. Carrozzo e C Cimagalli (2008)

Finalmente un manuale di storia della musica esaustivo e comprensibile anche a chi non è addetto ai lavori. Ho letto l'opera per prepararmi all'esame che ho conseguito in conservatorio nel corso del mio studio di oboe. Suddiviso in tre volumi, i capitoli si susseguono con un linguaggio scorrevole. Ritengo che la struttura dell'opera sia congeniale per fornire un'accurata conoscenza di una materia così vasta e affascinante

giovedì 13 dicembre 2018

"La mia vita in bicicletta" di Margherita Hack, 2011

Ho incontrato Margherita Hack in due appuntamenti molto distanti nel tempo, purtroppo mai dal vivo. La prima volta, quando da ragazzo (all'epoca facevo le scuole medie) compravo ogni settimana in edicola i suoi fascicoli di astronomia: tutt'oggi custodisco gelosamente nella mia libreria l'enciclopedia che ne è derivata dalla loro collezione.
Il secondo appuntamento l'ho conquistato in "La mia vita in bicicletta": leggendo la bibliografia di Margherita Hack non sembra proprio di leggere la storia di vita di una grande ricercatrice.
Il linguaggio è semplice, l'aria che si respira nella sue pagine è leggera, fresca, piena di vitalità: persino quando nelle ultime pagine l'autrice si confronta con gravi difficoltà sanitarie legate alla sua età ormai avanzata. Sembra che per Margherita, ogni suo traguardo sia stato raggiunto con estrema facilità, eppure la studiosa è passata per periodi drammatici della storia, il più difficile di tutti il nazi-fascismo con le assurde sue leggi razziali. Si rimane profondamente interdetti quando Margherita Hack racconta la scomparsa di amici, di interi nuclei familiari e di professori (uno per tutti la professoressa di scienze Enrica Calabresi), deportati dai nazisti nei campi di concentramento.
A dispetto dello stereotipo che vuole il ricercatore riggobbito sui libri, lo sport è sempre stata un'attività profondamente amata da Margherita Hack: l'atletica, la bicicletta e la palla a volo.
Il libro mi ha fatto spesso sorridere, perché Margherita descrive i medesimi luoghi delle campagne toscane e fiorentine, che io stesso sono solito visitare in bicicletta.
Così, ho avuto quasi la percezione di andare in bicicletta con Margherita Hack, la nostra stella fiorentina.
Come ultima considerazione, mi viene spontaneo un confronto tra Margherita Hack e Rita Levi di Montalcini, la cui autobiografia è scritta in "L'elogio dell'Imperfezione": le due donne hanno vissuto in periodi analoghi, entrambe hanno ottenuto risultati eccezionali nell'ambito della ricerca e si sono schierate esplicitamente nell'antifascismo. Due personalità molto diverse, ma egualmente profonde.

lunedì 16 aprile 2018

"Libertà dietro le sbarre" di Candido Cannavò

Impegnare parte del tempo libero al sociale mi sembra sia una scelta lodevole. Se poi tra i tanti ambiti del sociale ci si occupa di un fetta di popolazione emarginata e rifiutata dai più, quella scelta diventa ancora più bella. Se oltre ad occuparsi del sociale e della marginalità, il volontario in questione proviene da una carriera di tutto rispetto, allora quella scelta arriva a suonare persino singolare: non perché il comune volontario valga meno del volontario illustre, ma solo perché quest'ultimo ha la possibilità di gettare una luce su una porzione di cittadini, altrimenti dimenticati tra le mura di un ambiente che, ricordiamolo, è pubblico ed appartiene quindi alla società.


lunedì 1 gennaio 2018

"La grande bellezza" di Paolo Sorrentino (FILM), 2013 - premio Oscar 2014 per il miglior film straniero

Un film pieno di citazioni artistiche: antiche ville, ornate da quadri di Raffaello e Caravaggio, architetture del più nobile Rinascimento italiano e insistenti riferimenti al classicismo.
Teatro dell'opera è una Roma così ridondante di stimoli culturali,  da indurre l'intero mondo intellettuale ad uno stato di ottundimento creativo.
La cultura si riduce a una dimensione velleitaria, futile quanto futile è quell'edonismo calibrato su qualsiasi tipo di eccesso: stili di vita conditi di droga e sesso, al servizio dello squallore, propinato sotto le mentite spoglie di espressione artistica. 
Il realismo è crudo: turismo di massa teso unicamente al consumismo, in apparente contrasto con feste di un mondo artistico, in realtà vuoto di contenuti. L'arte moderna in confronto al classicismo sembra simboleggiare il decadimento dell'età post-moderna. A imperare è il nichilismo.
Dai ritmi estremamente lenti, la proiezione assume le sembianze di un film francese. Allo stesso tempo la varietà dei personaggi sembra propria di un'opera di Fellini.
La narrativa è frammentata: sul racconto, prevalgono suggestioni immaginifiche, supportate da una fotografia mozzafiato. Sembra un sogno o, meglio, un incubo. Lo scorrere dei minuti regala sensazioni, emozioni, sapori dal retrogusto amaro. La risata si rende sarcastica, volgare, quando l'amarezza della disillusione di un'opera d'arte mancata, ci mette in contatto con l'impossibilità di trovare un gesto espressivo degno di nota. 
Qui il ruolo della critica d'arte sposta l'attenzione da chi quell'opera l'ha prodotta, a chi invece si limita a commentarla, spesso distruggendola con cinismo. Il personalismo del potere del critico d'arte è ben maggiore della comunicazione espressiva in una società insicura. L'artista perde il suo ruolo perché è vittima di giudizi insindacabili del critico d'arte: la sentenza sull'opera ha potere di vita e morte sulle persone. Non a caso la morte è uno dei temi più volte citati durante il film: morti casuali per improvvisi malori e morti cagionate dal suicidio di chi rimane emarginato da tanto caos intellettuale. Morti romantiche e morti drammatiche: in ogni caso morti celebrate secondo canovacci rigidi, studiati alla perfezione, in una dimensione scenica che diventa blasfemai.
Eppure anche in questa dimensione così nichilistica, la relazione umana sembra occupare progressivamente il suo degno ruolo.
Il film trova uno svolgimento dal lieto finale: il trucco delle scene sottende una verità illusoria da non confondere con i valori dell'esistenza. Se si trova il coraggio di accettare la fragilità dell'esistenza, possiamo guadagnare lo spazio di espressione del mondo emotivo interiore.

"Geografia di un dolore perfetto" di Enrico Galiano. Garzanti Editore, 2023

 Non è il primo libro che leggo di Enrico Galiano, qualche tempo fa mi ero imbattuto nella sua opera intitolata " L'arte di sbaglia...