Un romanzo dal sapore amaro. L'iperbole della vita fa i conti con le disillusioni, che infrangono uno a uno sogni coltivati in un'intera esistenza personale, specie se fondata su una visione del mondo privo di valori. Ancora una volta Antonio Ferrazzani costruisce una storia che ci immerge in interrogativi esistenziali. Cicli di vita appartenenti a persone vissute in anni molto distanti tra loro trovano curiose coincidenze esperienziali. Una donna madre trova gli appunti autobiografici della vecchia padrona di casa, a sua volta ragazza madre, abbandonata poco tempo dopo il concepimento di sua figlia. Si crea così una dialettica tra le due donne, vissute in epoche diverse, pur provando emozioni sovrapponibili. Nell'assoluto dell'umano, il tempo e lo spazio appaiono dimensioni assai relative. A ben vedere il romanzo è costellato da molti dualismi, quasi a crearsi un universo di percorsi, ciascuno col proprio parallelismo. Tanti i temi trattati: la fedeltà, l'edonismo, i cicli di vita, le emozioni, il coraggio, la malattia mentale, l'omicidio, il concetto di giustizia, la religione, il concetto di Dio, la filosofia, l'esistenzialismo e la fenomenologia.
Ne esce un romanzo intenso, all'interno del quale la vita acquisisce un senso solo se vissuta giorno per giorno. La felicità trova la sua dimensione naturale solo se lasciata lontana dalla necessità di raggiungere a tutti i costi un obiettivo particolare. L'umiltà di farsi delle domane e il coraggio di confrontarsi con qualsiasi risposta pare essere l'unica strategia per scampare al pessimismo nichilistico.
I libri sono un patrimonio universale, suscitano emozioni, suggeriscono nuove idee e modificano il modo di pensare della comunità intera. Anche un solo libro è da ritenersi parte integrante della nostra cultura. Attraverso la lettura ho scoperto verità che mi hanno profondamente influenzato. Ne parlo in questo blog commentando libri che ho letto per piacere o per lavoro.
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