Con il romanzo "Sul lettino di Freud" ho finalmente trovato il libro da consigliare quando mi concedo una qualsiasi confidenza a un amico o collega e lui risponde con l'odiosa frase: "eppure sei uno psicologo, dovresti essere avvantaggiato".
In tutte queste circostanze, avrei voluto dire: "Sono uno psicologo, non un alieno", ma lui non capirebbe, pertanto il più delle volte ho subito il colpo, senza riuscire a spiegare che anche gli psicologi si confrontano con l'ardua sfida di sopravvivere al teatro dell'assurdo della quotidianità.
Protagonista del romanzo è la psicoterapia con tutti i personaggi che ruotano intorno ad essa. Con sarcasmo, a volte oserei dire cinismo, l'Autore descrive le fragilita' degli psicoterapeuti, denunciando il sacrilegio compiuto tutto le volte che sono violate le norme deontologiche.
Ho trovato la lettura molto istruttiva, perche' malgrado tutto, la risposta esistenziale alle vicende quotidiane è proprio nelle fragilità di ciascuno di noi, se solo troviamo il coraggio di approfondire quale verità si nasconde dietro ai nostri errori.
Così scopriamo per esempio che la rigidità di giudizio e l'altezzosità possono essere trappole mortali, neutralizzate solo quando la persona riesce a comprendere quale funzione esse ricoprano in quel funambolico gioco di compensazione tra le fragilità più profonde, quelle che sorgono nella nostra famiglia di orgine, o nei notri vissuti emotivi più reconditi.
Consiglio il libro a chiunque, con particolare riferimento ai professionisti di salute mentale, psicologi o psichiatri che siano