domenica 27 novembre 2022

Ingiusto è il tempo di morire - 29 novembre 2022, Teatro Magnolfi - Prato

Lettura scenica scritta da Mario Ruocco e recitata dalla Compagnia Attori per Caso di Firenze
(Luca Gori, Raffaella Pisanu, Sonia Renzetti, Micaela Savini, Maria Domanico, regista Alessandro
Mazzoni), con intermezzi di musica da camera del Quartetto a Fiati Leopolda di Firenze (Marco
Bellini clarinetto, David Muntoni sax contralto, Mario Ruocco sax tenore, Fabio Galli sax baritono).
Musiche dello stesso periodo storico della legge Leopoldina, contro la pena di morte (1786), tratte
dal Requiem di Mozart e dalla Suite HWV 437 di Haendel.
 
Nato per la festa della toscana, lo spettacolo è liberamente ispirato al caso Lisa M. Montgomery,
una donna giustiziata nel 2021 in Indiana (USA), rea di aver preso possesso nel 2004 del feto di una
signora all'ottavo mese di gravidanza e di aver poi ucciso quest'ultima. La condanna è stata portata a
termine, malgrado Lisa fosse affetta da grave patologia psichiatrica.
 
Parole e musica, con suggestive atmosfere semantiche e sonore, forgiano il messaggio etico di un
ingiusto tempo di morire per la mano vendicativa del boia, foriera di odio e vendetta. In particolare
il Requiem ci mette di fronte al mistero della vita e della morte, alla stregua del rapporto tra giusto e
ingiusto. A tratti le note faticano a emergere da astratti sonori, improvvisamente interrotti da
fortissimi. Le vibrazioni acustiche sembrano rievocare dolore e rabbia: il giudizio universale che
incombe sulle nostre azioni, come se ci fosse qualcosa al di di un tempo e di uno spazio che
giudica, Dio, per ci chi crede. Poi la pietà. Chi muore rimane nella nostra memoria. Noi esseri
umani riusciamo a concepire la morte solo attraverso una qualsiasi risoluzione in vita: il concetto di
Resurrezione per i credenti, o anche solo di eredità (non solo materiale) di ciascuno di noi, chiamato
a dare il proprio contributo all'intera storia dell'umanità.


L'autore del testo. Mario Ruocco, psicologo, psicoterapeuta e criminologo clinico. Lavora nell'ambito della psicoterapia. Sensibile al contrasto dell'emarginazione sociale e alla tutela dei cittadini più fragili,
ha ricoperto il ruolo di Giudice Onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Firenze e ormai da
anni ricopre un'incarico stabile di psicologo e criminologo clinico presso la Casa Circondariale di
Prato. Quotidianamente lavora per aiutare le persone con disagio psicologico.
Alla sua formazione in psicologia, affianca un lungo percorso da musicista, che lo vede impegnato
in numerosi concerti di musica classica, con l'intento di promuovere messaggi prosociali attraverso
la musica.
 
Il Quartetto a fiati Leopolda. Nasce tra i musicisti delle prime fila del più vasto complesso
musicale della Filarmonica Leopolda di Firenze, fondata nel 1989. Il Quartetto è composto da
maestri diplomati al Conservatorio, destreggia un repertorio eterogeneo che spazia dalla musica
sacra, alla musica da camera, fino alla musica jazz e rock.
 
Il regista. L'incontro di Alessandro Mazzoni col Teatro nasce all'età di 14 anni, quando in
occasione di una festa religiosa gli venne affidato il ruolo di Stenterello nella commedia "Ginevra
degli Almieri" presso la parrocchia di Gesù Buon Pastore di Casellina. La timidezza di un ragazzo
come tanti, messa a "nudo" su un palcoscenico, il coraggio trovato chissà dove, che trasformava
quell'apparente insuperabile limite in vera Passione. Da quel giorno il Teatro è entrato nelle sue
vene. Una passione che Alessandro decise di coltivare fino a maturare la consapevolezza di voler
condividere questa passione con altre persone: così nacque quasi "per caso", ma non "a caso", la
compagnia "Attori per Caso". Oggi la sua energia scaturisce dal vedere brillare gli occhi di tante
altre persone che partecipano ai suoi corsi o che fanno parte della sua Compagnia, persone che
grazie al teatro superano il suo stesso apparente insuperabile limite.


giovedì 11 agosto 2022

Adolescenti e adottati. Maneggiare con cura. Anna Genni Miliotti. Edizione Franco Angeli, 2013

 Un libro abbondante di informazioni, che non può mancare nella biblioteca di chi si occupa a qualsiasi titolo di adolescenti e, più specificamente, adolescenti adottati.

L'adozione è una materia complessa, che va conosciuta. Troppi sono gli errori che possiamo commettere in assenza delle informazioni ben divulgate dall'autrice in questo suo libro. L'adolescenza della persona adottata non può essere confrontata all'adolescenza degli altri giovani che hanno la fortuna di crescere nel paese in cui sono nati e con la famiglia che li ha messi al mondo.

Ho trovto il libro illuminante, ben scritto.

Da leggere

Corso di preparazione all'adozione nazionale e internazionale

 Adottare uno o più bambini è una scelta importante, dettata da motivazioni profonde e, allo stesso tempo, istintive. Chi adotta un bambino ha bisogno di amare, di trasmettere qualcosa di sè a qualcuno: un figlio.

Ma il solo amore non basta per affrontare un percorso delicato, ricco di emozione, al contempo pieno di insidie, dubbi e sfide. Il corso è aperto a tutte le coppie che intendono avvicinarsi al mondo dell'adozione

Il corso è aperto alle coppie che intendono adottare un bambino e si terrà a Firenze, a partire dal mese di settembre 2022

Chi organizza il corso è psicologo, psicoterapeuta, già giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Firenze, nonchè a sua volta genitore adottivo.

Per ulteriori informazioni, conultare la pagina web dell'associazione studi umanistici rogersiani

lunedì 7 febbraio 2022

"Non picchiarmi più" di Dave Pelzer, Tascabili Menzogno - Best Seller, Milano, 2001. Titolo originale "IT: one child's courage to survive", 1995, tradotto per la prima volta in italiano nel 1999 col titolo "Un bambino chiamato cosa"

 Un bambino maltrattato ai limiti dell'inverosimile racconta il coraggio di sopravvivere. 

Il libro autobiografico è raccapricciante. 

Come può una madre diventare così crudele da maltrattare il figlio fino a rischiare di ucciderlo? Da quanto racconta Dave Pelzer, la sua triste vicenda infantile lo vede sopravvissuto alla violenza materna solo per miracolo. I maltrattamenti sono durati quasi cinque anni, ovvero per l'intera durata delle scuole elementari. Il padre era presente in casa, ma a sua volta passivo innanzi alle ingerenze della madre. 

Dave era il maggiore di quatro fratelli e improvvisamente divenne il capro espiatorio della madre, la quale gli privava il cibo, costringendolo a inventarsi i più fantasiosi espedienti per nutrirsi (rubava le merende a scuola o piccoli quantitativi di cibo al supermercato, faceva l'elemosina di cibo, rovistava nella spazzatura), con la paradossale conseguenza di fare arrabbiare ulteriormente la madre, la quale intendava educare il figlio attraverso punizioni progressivamente più violente e crudeli. La violenza divenne l'unico canale di comunicazione perpetrata per mano di una madre che sostituì l'amore col cinismo.

Ancor più di eccessi di mezzi correttivi, il bambino è stato vittima di torture:  è stato ustionato a un braccio, accoltellato, sottoposto a esalazione di varichina e amuchina. Le pagine del racconto sono pesanti come macigni e al termine della lettura una sola domanda emerge: perché?

Perché esiste la violenza contro i bambini? Perché i bambini devono soffrire?

Purtroppo le violenze contro i bambini sono molto frequenti. Ancora oggi, la cultura della violenza infrafamiliare è diffusa: pare proprio che i bambini siano l'ultimo degli interessi di un mondo adulto troppo distratto.

Perché? In data 6.2.2022, in occasione dell'intervista televisiva a cui si è prestato Papa Bergoglio (Rai 2 "Che tempo che fa"), il Santo Padre ha risposto: "Non lo so. Dio è onnipotente, ma solo nell'amore. Non ho spiegazioni spirituali, ma gli psicologi sanno spiegare bene cosa succede nelle famiglie. Prego per le vittime indifese".

Ebbene, da un punto di vista psicologico, ho notato che tra le mura domestiche di Dave Pelzer girava molto alcol e i racconti della vittima dimostrano che il comportamento della madre era proporzionato al tasso di alcolemia del momento: quando beveva, la madre diventava più violenta e cinica. Spesso i genitori bevevano insieme.

Sembra strano, ma l'alcol si associa a molti reati violenti. Come criminologo ho osservato che molti omicidi sono commessi sotto l'effetto di alcol o altre sostenze psicoattive.

Naturalmente l'alcol non è l'unico fattore di rischio del maltrattamento infantile, ad esso si associano meccanismi familiari e sociali: la presenza di una padre incapace di prendere posizione innanzi alla madre violenta, operatori scolastici fin troppo lenti o distratti a intervenire a tutela del bambino, vicini di casa che, pur vedendo quanto succedesse, preferiscono tacere, anzichè denunciare.

Le pagine finali del libro sono dedicate alla necessità di sensibilizzare l'intera collettività: tacere significa colludere con la violenza e se vogliamo una società più vicine ai bambini, tutti ... dico TUTTI dobbiamo sentirci in obbligo a denunciare quanto vediamo.

Dave Pelzer oggi è un adulto, a sua volta padre, impegnaoto in numerose iniziative di sensibilizzazione, perché la violenza contro i bambini cessi una volta per tutte: un sogno o un'utopia?

domenica 6 febbraio 2022

"Una barca nel bosco" di Paola Mastrocolla (2003, premio Campiello 2004)


Malgrado sia passato molto tempo da quando ho letto il romanzo, rimane ancora vivido il ricordo delle sensazioni suscitate dal protagonista, Gaspare, un giovane che incontra mille fatiche per relazionarsi con i compagni di liceo e con gli insegnanti.

Gaspare è un ragazzo spontaneo, che agisce senza sovrastrutture e si sente continuamente fuori luogo in un mondo che privilegia l'apparenza all'essenza, il vestito di marca ai valori, o il bullismo alle relazioni amicali.  Anche all'università, il nepotismo prevale sulla cultura e sulla meritocrazia, a conferma di un'ipocrisia collettiva, che sembra caratterizzare la nostra società, fino ad assuefare la collettività ad un torpore generale, apatico e allo stesso tempo insensibile ai valori morali ed etici delle relazioni sociali. Nella sua ingenuità, Gaspare rimane vittima delle mille contraddizioni che pervadono l'intera collettività moderna, fino a mettersi lui stesso in discussione: sono io che non vado bene? Dal disadattamento, scaturisce nel protagonista un malessere generale, che finisce per stroncare l'autostima, e con essa, ogni progetto di carriera.
Il racconto è divertente, la lettura scorre via, delinenando con precisione i tratti psicologici e relazionali del simpatico Gaspare: il romanzo suscita intense emozioni  e profondi moti di empatia nei suoi confronti.
Mi sono identificato spesso con questo giovane: una barca nel bosco, con la sgradevole sensazione di essere fuori luogo, in un sistema scolasico che nel corso dell'adolescenza mi ha condizionato fortemente. Solo da grande, quando ho acquisito gli strumenti per comprendere meglio quanto mi era capitato, ho capito che non ero io la persona sbagliata, ma la scuola e, con essa, tutti quegli insegnanti che trattano gli studenti come numeri e non come persone.
Più in generale, non ero io ad andare sempre in salita, ma la società ad andare a rotoli.
Così ho imparato a credere in me stesso e a sviluppare una maggiore critica per persone o istituti che giudicano. Mi torna in mente la legge della profezia che si autoavvera: se un giovane è sottoposto a continui giudizi e etichettamenti negativi, faremo di quel giovane un disadattato.
Nel mio lavoro di psicologo trovo molte persone schiacciate dai luoghi comuni: la loro concezione di sè è stata compromessa da genitori a loro volta sofferenti di bassa autostima o da istituti scolastici contraddistinti da pregiudizi o da stupidi preconcetti: in questo modo il giovane (e l'adulto) si convince di non avere i numeri per emergere, ma non è vero, si tratta solo di una falsa convinzione impostagli da terze persone, che non hanno saputo valorizzare le sue capacità. Se il giovane è trattato con rispetto e fiducia e viene incoraggiato ad apprendere, con la convinzione che può farcela e che laddove incontri delle difficoltà, vale la pena aiutarlo, allora quel giovane si impegnerà a superare i propri limiti e a trovare le modalità per esprimere se stesso.
Trovo molto triste una scuola che non riesca a farsi carico delle necessità dei singoli, riducendo l'attività formativa ad una pratica standardizzata di massa: se un giovane incontra problemi nel percorso di studi, l'istituzione scolastica punta il dito contro di lui o i suoi genitori, di fatto ritenendosi estranea ad ogni responsabilità sottesa dal fallimento. Ho la sensazione  che la scuola finisca in questo modo per colludere con le  difficoltà del giovane, aumendone l'emarginazione.
A questo punto il pensiero va a Don Milani e alla memorabile "Lettera ad una professoressa" (1967), dove il celebre pedagogo denuncia una scuola classista, che esclude i poveri ad interesse dei ricchi, i cui destini futuri sono condizionati già dai banchi di scuola.

sabato 29 gennaio 2022

"Un giorno questo dolore ti sarà utile" di Peter Cameron, adelphy eBook, 2012.

 

Un romanzo dai mille colori, all'inizio esilarante, poi mano a mano che scorrono le pagine, sempre più introspettivo. 

Il protagonista è un giovane alla ricerca della propria identità, con difficoltà relazionali e di adattamento a una società, che premia l'omologazione e che punisce chi non vuole rinunciare alla propria personalità, al costo di essere etichettato dai più come una persona disadattata o asociale. 

La storia si ambienta a New York. Chi vive i tempi moderni è fin troppo distratto dal superfluo o dall'accumulare oggetti inutili, al solo scopo di soddisfare criteri imposti da mode di mercato o da pregiudizi privi di senso. La frenesia delle persone contribuisce a disorientare ulteriormente il protagonista.

Ne nasce una dialettica tra il giovane e il resto del mondo. Pare che nessuno voglia capirlo: i genitori separati, la sorella (a sua volta alla ricerca della propria realizzazione personale), gli amici coetanei. Il protagonista non si sente visto da chi dovrebbe amarlo incondizionatamente e la sensazione di dolore che ne deriva è straziante. 

Anche la terapia con la psichiatra riesce solo parzialmente ad abbattere quel muro immaginario che esiste tra il protagonista e il resto del mondo: lunghi silenzi che testimoniano la difficoltà a esprimere i vissuti personali. 

Una riflessione a parte meriterebbe la modalità con la quale la psichiatra conduce i colloqui: come psicoterapeuta rogersiano ritengo che gli incontri clinici fossero troppo indagatori, raramente empatici, troppo razionali, evidentemente non funzionali ad aiutare il giovane a trovare nel terapeuta uno spazio di fiducia e accettazione. 

Il colloquio clininco è efficacie solo se rispetta regole ben precise. Altrimenti l'esito della relazione di aiuto fallisce. Il risultato è il persistere di quel senso di solitudine che scava nell'anima del protagonista.

Ma il dolore aiuta a crescere: questa è la frase della nonna materna, unica persona disposta a dialogare col giovane protagonista. Tra i tanti interlocutori del giovane, solo la nonna è capace di parlare con lui da pari a pari, senza aspettative o condizionamenti: a metterlo nella condizione di esprimersi liberamente.

Il libro mi è piaciuto, perché malgrado la scorrevolezza delle pagine e la leggerezza del linguaggio, tratta temi importanti, con singolare sensibilità e senza mai cedere alla banalizzazione degli argomenti.

 

Da leggere

giovedì 20 gennaio 2022

"Perché sei speciale! Storie per bambini che ispirano la fiducia in loro stessi, il coraggio e i talenti inesplorati che si trovano in tutti noi", Sara Linde

 Prima di diventare adulti, inevitabilmente siamo stati tutti bambini. 

Le fasi dell'età evolutiva si susseguono, talvolta esponendo il bambino a delusioni o sorprese inaspettate. Sembra strano, ma cresce è un mestiere davvero complicato, perché solleva temi esistenziali molto profondi. Alcuni esempi: quando un bambino non riesce nelle attività che ama, rischia di convincersi di non esserne capace; quando un preadolescente si accorge che tutti i suoi compagni vestono indumenti di marca, rischia di convincersi che il suo valore non è nelle sue capacità, bensì nel suo omologrsi alla massa. 

Per scoprire i propri talenti o rimanesere se stessi, ci vuole coraggio.

Cosa succede se un adulto cresce senza aver risolto tali tematiche? 

Il libro "Perché sei speciale!" è una raccolta di racconti scritti per bambini, ma che possono essere letti anche da persone adulte. 

La lettura di "Perché sei speciale!" insegna a trovare il coraggio di avere fiducia nelle proprie potenzialità e a non ascoltare chi ci critica per invidia: a consolare il bambino traumatizzato che è dentro di noi.

Consiglio il libro a tutti, piccoli e (soprattutto) grandi.

mercoledì 19 gennaio 2022

"La dissociazione. I cinque sintomi fondamentali" di Marlene Steinberg e Maxime Schnall. Raffaello Cortina Editore, Milano. 2006

 La malattia mentale è una condizione psichica che può e deve essere descritta in modo preciso attraverso un'osservazione accurata dei sintomi, dei processi psicologici che portano le persone a sviluppare tali sintomi e degli strumenti necessari per aiutare la persona a guarire. In materia di disturbi dissociativi, tutti questi tre ingredienti sono magistralmente descritti da Marlen Steinberg e Maxine Schnall nella loro opera dal titolo "La dissociazione". 

Il disturbo della dissociazione dell'identità è caratterizzato da cinque sintomi che possiamo immaginare distribuiti sui lati di un triangolo isoscele. Alla base del triangolo troviamo l'amnesia (vuoti di memoria che restituiscono alla persona una percezione segmentata del tempo). Sul lato sinistro del triangolo la confusione dell'identità (chi sono io?) e la depersonalizzazione (sentimenti di distacco emotivo o fisico dal proprio corpo), sul terzo e ultimo lato la derealizzazione (il percepire la realtà esterna come finta o il non riconoscere persone care) e l'alterazione dell'identità (la presenza nel mondo psichico del paziente di personalità alternative). La psicopatogenesi della scissione esordisce da un trauma fisico o emotivo (il più delle volte da una violenza sessuale) e gioca la funzione di aiutare la persona a sopravvivere all'abuso subito. Quanto più l'abuso è invasivo e prolungato nel tempo, tanto più la dissociazione sarà grave.

La dissociazione espone la persona al pericolo di uso di sostanze psicoattive, di commettere gesti autolesivi o di suicidio e di rendersi responsabili di comportamenti eteroaggressivi: le implicazioni del fenomeno della dissociazione, pertanto, non riguardano solo la salute mentale, ma anche la sicurezza pubblica.

La terapia suggerita dalle autrici è quella di aiutare la persona a integrare le personalità scisse. Tale indicazione mi interessa particolarmente perché le autrici (ad indirizzo cognitivo comportamentale) danno indicazioni terapeutiche fortemente sovrapponibili a quanto insegnato da Carl Rogers, il fondatore dell'Approccio Centrato sulla Persona (scuola psicoterapeutica da me scelta nella mia formazione professionale), quando parla di congruenza come sinonimo di salute mentale.

Il libro descrive ampliamente tre casi clinici: dalla eziopatogenesi fino al processo terapeutico.

Lo stile del manuale è americano, ovvero corredato da alcuni test che il lettore può autosomministrarsi: tali test mi sembrano ulteriormente esemplificativi per comprendere i sintomi, ma non mi sento di suggerire un impiego autodiagnostico del libro. Più opportuno sarebbe che una persona che ritiene di avere disturbi mentali chieda consulenza a un professionista psicologo o psichiatra.

Suggerisco invece la lettura a tutti i professionisti sanitari (medici, psicologi, psichiari o infermieri): sono sicuro che trarranno utilissimi suggerimenti per migliorare la conoscenza di una patologia fin troppo spesso ignorata o confusa con altre malattie mentali.

lunedì 10 gennaio 2022

"Vendetta pubblica. Il carcere in Italia" di Marcello Bortolato e Edoardo Vigna. Editori Laterza, Bari (2020)

"Vendetta pubblica" è un saggio scritto dal presidente del Tribunale di Sorveglianza di Firenze (Marcello Bortolato) e un giornalista (Edoardo Vigna): in virtù della posizione degli scrittori, risulta un libro coraggioso perché denuncia le condizioni di vita riservate ai detenuti. 

Per mestiere frequento carceri italiane da quasi 20 anni come psicologo e criminologo. Trovo i contenuti del libro aderenti alla realtà: tra le mura dei nostri carceri ci sono troppi detenuti e pochi strumenti di trattamento, di conseguenza il tempo trascorso in carcere è caratterizzato prevalentemente da noia.

Il saggio si sviluppa descrivendo i motivi giuridici ed etici per i quali gli stereotipi popolari in materia penitenziaria sono sbagliati: buttare via la chiave, dentro si vive meglio che fuori, bella vita: vitto e alloggio gratis, ecc. 

Il messaggio è chiaro: uno Stato civile dovrebbe avere maggiore attenzione per il reinserimento dei detenuti nella società, non solo perché l'attuale condizione penitenziaria è ingiusta, ma anche perché essa è controproducente: non abbatte i tassi di recidiva e non si fa alcun carico dei fattori che sottendono l'antisocialità.

Molte e chiare le spiegazioni giuridiche.

Il libro è senza dubbio da leggere ed è alla portata anche dei non addetti ai lavori

"Sogno imperfetto. Come vivere diversamente felici" di Francesca Cerreto. I Libri Mompracem, 2022

Un diario autobiografico scritto da una mamma, che insieme al marito adotta un bambino con bisogni speciali.  Dal libro si evince quanto già...