mercoledì 19 gennaio 2022

"La dissociazione. I cinque sintomi fondamentali" di Marlene Steinberg e Maxime Schnall. Raffaello Cortina Editore, Milano. 2006

 La malattia mentale è una condizione psichica che può e deve essere descritta in modo preciso attraverso un'osservazione accurata dei sintomi, dei processi psicologici che portano le persone a sviluppare tali sintomi e degli strumenti necessari per aiutare la persona a guarire. In materia di disturbi dissociativi, tutti questi tre ingredienti sono magistralmente descritti da Marlen Steinberg e Maxine Schnall nella loro opera dal titolo "La dissociazione". 

Il disturbo della dissociazione dell'identità è caratterizzato da cinque sintomi che possiamo immaginare distribuiti sui lati di un triangolo isoscele. Alla base del triangolo troviamo l'amnesia (vuoti di memoria che restituiscono alla persona una percezione segmentata del tempo). Sul lato sinistro del triangolo la confusione dell'identità (chi sono io?) e la depersonalizzazione (sentimenti di distacco emotivo o fisico dal proprio corpo), sul terzo e ultimo lato la derealizzazione (il percepire la realtà esterna come finta o il non riconoscere persone care) e l'alterazione dell'identità (la presenza nel mondo psichico del paziente di personalità alternative). La psicopatogenesi della scissione esordisce da un trauma fisico o emotivo (il più delle volte da una violenza sessuale) e gioca la funzione di aiutare la persona a sopravvivere all'abuso subito. Quanto più l'abuso è invasivo e prolungato nel tempo, tanto più la dissociazione sarà grave.

La dissociazione espone la persona al pericolo di uso di sostanze psicoattive, di commettere gesti autolesivi o di suicidio e di rendersi responsabili di comportamenti eteroaggressivi: le implicazioni del fenomeno della dissociazione, pertanto, non riguardano solo la salute mentale, ma anche la sicurezza pubblica.

La terapia suggerita dalle autrici è quella di aiutare la persona a integrare le personalità scisse. Tale indicazione mi interessa particolarmente perché le autrici (ad indirizzo cognitivo comportamentale) danno indicazioni terapeutiche fortemente sovrapponibili a quanto insegnato da Carl Rogers, il fondatore dell'Approccio Centrato sulla Persona (scuola psicoterapeutica da me scelta nella mia formazione professionale), quando parla di congruenza come sinonimo di salute mentale.

Il libro descrive ampliamente tre casi clinici: dalla eziopatogenesi fino al processo terapeutico.

Lo stile del manuale è americano, ovvero corredato da alcuni test che il lettore può autosomministrarsi: tali test mi sembrano ulteriormente esemplificativi per comprendere i sintomi, ma non mi sento di suggerire un impiego autodiagnostico del libro. Più opportuno sarebbe che una persona che ritiene di avere disturbi mentali chieda consulenza a un professionista psicologo o psichiatra.

Suggerisco invece la lettura a tutti i professionisti sanitari (medici, psicologi, psichiari o infermieri): sono sicuro che trarranno utilissimi suggerimenti per migliorare la conoscenza di una patologia fin troppo spesso ignorata o confusa con altre malattie mentali.

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