Un bambino maltrattato ai limiti dell'inverosimile racconta il coraggio di sopravvivere.
Il libro autobiografico è raccapricciante.
Come può una madre diventare così crudele da maltrattare il figlio fino a rischiare di ucciderlo? Da quanto racconta Dave Pelzer, la sua triste vicenda infantile lo vede sopravvissuto alla violenza materna solo per miracolo. I maltrattamenti sono durati quasi cinque anni, ovvero per l'intera durata delle scuole elementari. Il padre era presente in casa, ma a sua volta passivo innanzi alle ingerenze della madre.
Dave era il maggiore di quatro fratelli e improvvisamente divenne il capro espiatorio della madre, la quale gli privava il cibo, costringendolo a inventarsi i più fantasiosi espedienti per nutrirsi (rubava le merende a scuola o piccoli quantitativi di cibo al supermercato, faceva l'elemosina di cibo, rovistava nella spazzatura), con la paradossale conseguenza di fare arrabbiare ulteriormente la madre, la quale intendava educare il figlio attraverso punizioni progressivamente più violente e crudeli. La violenza divenne l'unico canale di comunicazione perpetrata per mano di una madre che sostituì l'amore col cinismo.
Ancor più di eccessi di mezzi correttivi, il bambino è stato vittima di torture: è stato ustionato a un braccio, accoltellato, sottoposto a esalazione di varichina e amuchina. Le pagine del racconto sono pesanti come macigni e al termine della lettura una sola domanda emerge: perché?
Perché esiste la violenza contro i bambini? Perché i bambini devono soffrire?
Purtroppo le violenze contro i bambini sono molto frequenti. Ancora oggi, la cultura della violenza infrafamiliare è diffusa: pare proprio che i bambini siano l'ultimo degli interessi di un mondo adulto troppo distratto.
Perché? In data 6.2.2022, in occasione dell'intervista televisiva a cui si è prestato Papa Bergoglio (Rai 2 "Che tempo che fa"), il Santo Padre ha risposto: "Non lo so. Dio è onnipotente, ma solo nell'amore. Non ho spiegazioni spirituali, ma gli psicologi sanno spiegare bene cosa succede nelle famiglie. Prego per le vittime indifese".
Ebbene, da un punto di vista psicologico, ho notato che tra le mura domestiche di Dave Pelzer girava molto alcol e i racconti della vittima dimostrano che il comportamento della madre era proporzionato al tasso di alcolemia del momento: quando beveva, la madre diventava più violenta e cinica. Spesso i genitori bevevano insieme.
Sembra strano, ma l'alcol si associa a molti reati violenti. Come criminologo ho osservato che molti omicidi sono commessi sotto l'effetto di alcol o altre sostenze psicoattive.
Naturalmente l'alcol non è l'unico fattore di rischio del maltrattamento infantile, ad esso si associano meccanismi familiari e sociali: la presenza di una padre incapace di prendere posizione innanzi alla madre violenta, operatori scolastici fin troppo lenti o distratti a intervenire a tutela del bambino, vicini di casa che, pur vedendo quanto succedesse, preferiscono tacere, anzichè denunciare.
Le pagine finali del libro sono dedicate alla necessità di sensibilizzare l'intera collettività: tacere significa colludere con la violenza e se vogliamo una società più vicine ai bambini, tutti ... dico TUTTI dobbiamo sentirci in obbligo a denunciare quanto vediamo.
Dave Pelzer oggi è un adulto, a sua volta padre, impegnaoto in numerose iniziative di sensibilizzazione, perché la violenza contro i bambini cessi una volta per tutte: un sogno o un'utopia?
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