Gaspare è un ragazzo spontaneo, che agisce senza sovrastrutture e si
sente continuamente fuori luogo in un mondo che privilegia l'apparenza
all'essenza, il vestito di marca ai valori, o il bullismo alle relazioni
amicali. Anche all'università, il nepotismo prevale sulla cultura e
sulla meritocrazia, a conferma di un'ipocrisia collettiva, che sembra
caratterizzare la nostra società, fino ad assuefare la collettività ad
un torpore generale, apatico e allo stesso tempo insensibile ai valori
morali ed etici delle relazioni sociali. Nella sua ingenuità, Gaspare
rimane vittima delle mille contraddizioni che pervadono l'intera
collettività moderna, fino a mettersi lui stesso in discussione: sono
io che non vado bene? Dal disadattamento, scaturisce nel protagonista un
malessere generale, che finisce per stroncare l'autostima, e con essa,
ogni progetto di carriera.
Il racconto è divertente, la lettura scorre via, delinenando con
precisione i tratti psicologici e relazionali del simpatico Gaspare: il
romanzo suscita intense emozioni e profondi moti di empatia nei suoi
confronti.
Mi sono identificato spesso con questo giovane: una barca nel bosco, con
la sgradevole sensazione di essere fuori luogo, in un sistema scolasico
che nel corso dell'adolescenza mi ha condizionato fortemente. Solo da
grande, quando ho acquisito gli strumenti per comprendere meglio quanto
mi era capitato, ho capito che non ero io la persona sbagliata, ma la
scuola e, con essa, tutti quegli insegnanti che trattano gli studenti
come numeri e non come persone.
Più in generale, non ero io ad andare sempre in salita, ma la società ad andare a rotoli.
Così ho imparato a credere in me stesso e a sviluppare una maggiore
critica per persone o istituti che giudicano. Mi torna in mente la legge
della profezia che si autoavvera: se un giovane è sottoposto a continui
giudizi e etichettamenti negativi, faremo di quel giovane un
disadattato.
Nel mio lavoro di psicologo
trovo molte persone schiacciate dai luoghi comuni: la loro concezione
di sè è stata compromessa da genitori a loro volta sofferenti di bassa
autostima o da istituti scolastici contraddistinti da pregiudizi o da
stupidi preconcetti: in questo modo il giovane (e l'adulto) si convince
di non avere i numeri per emergere, ma non è vero, si tratta solo di
una falsa convinzione impostagli da terze persone, che non hanno saputo
valorizzare le sue capacità. Se il giovane è trattato con rispetto e
fiducia e viene incoraggiato ad apprendere, con la convinzione che può
farcela e che laddove incontri delle difficoltà, vale la pena aiutarlo,
allora quel giovane si impegnerà a superare i propri limiti e a trovare
le modalità per esprimere se stesso.
Trovo molto triste una scuola che non riesca a farsi carico delle
necessità dei singoli, riducendo l'attività formativa ad una pratica
standardizzata di massa: se un giovane incontra problemi nel percorso di
studi, l'istituzione scolastica punta il dito contro di lui o i suoi
genitori, di fatto ritenendosi estranea ad ogni responsabilità sottesa
dal fallimento. Ho la sensazione che la scuola finisca in questo modo
per colludere con le difficoltà del giovane, aumendone l'emarginazione.
A questo punto il pensiero va a Don Milani e alla memorabile "Lettera ad
una professoressa" (1967), dove il celebre pedagogo denuncia una scuola
classista, che esclude i poveri ad interesse dei ricchi, i cui destini
futuri sono condizionati già dai banchi di scuola.
I libri sono un patrimonio universale, suscitano emozioni, suggeriscono nuove idee e modificano il modo di pensare della comunità intera. Anche un solo libro è da ritenersi parte integrante della nostra cultura. Attraverso la lettura ho scoperto verità che mi hanno profondamente influenzato. Ne parlo in questo blog commentando libri che ho letto per piacere o per lavoro.
domenica 6 febbraio 2022
"Una barca nel bosco" di Paola Mastrocolla (2003, premio Campiello 2004)
Malgrado sia passato molto tempo da quando ho letto il romanzo, rimane ancora vivido il ricordo delle
sensazioni suscitate dal protagonista, Gaspare, un giovane che
incontra mille fatiche per relazionarsi con i compagni di liceo e con
gli insegnanti.
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