domenica 5 maggio 2013

"Fai bei sogni" (2012) di Massimo Gramellini edizioni Longanesi

Un romanzo autobiografico intenso, pieno di emozioni e di insegnamenti. Pagina dopo pagina, la narrazione sembra un sogno. Non si può fare a meno di apprezzare gli sforzi del protagonista a trovare le risorse per superare il dramma della propria vita, la tragedia di aver perso la mamma a 7 anni, rimanendone schiacciato per un lungo periodo, ma riuscendo un giorno a trovare il coraggio di vincere la vergogna e svelarsi alla persona adatta per un'azione così intima. Sembra un paradosso, ma lo stato emotivo di un bimbo orfano non deve fare i conti solo con la deprivazione del genitore ormai perso, ma anche con la percezione che gli altri hanno di lui. C'é il desiderio di non essere relegato nella categoria dello sfortunato orfanello. Qui entra in gioco il bisogno di essere accolto, stimato nelle proprie capacità e di non essere rifiutato nella propria malasorte. Non essere amati e non sentirsi amati: qui la commiserazione e l'indifferenza possono forse risultate ancora più dolorosi della separazione dal genitore amato. Il senso di smarrimento che ne consegue è lacerante e mina i fondamenti di un'identità che rischia di divenire errante, fatua, persa nel vuoto. 
Nella mia professione di psicoterapeuta ho trovato diverse persone che hanno avuto esperienze analoghe a quanto descrive Massimo Gramellini in "Fai bei sogni": ho avuto modo di osservare l'importanza di legittimare le emozioni in tutte la coniugazioni in cui esse sono vissute. Lo scopo ultimo è quello di dare un senso alla propria vita e di lasciare che la rabbia ceda il passo alla pace e al perdono. 
Nel corso della lettura ho spesso pensato al potere dell'affidamento: laddove viene meno un genitore, un'altra persona si rende disponibile a regalare amore, affetto, attenzione. L'affido non mira a sostituire la persona ormai persa, ma a recuperare (o almeno a tentare di recuperare) la funzione affettiva che quella persona giocava e poteva giocare in vita nei confronti del bambino ormai orfano. L'esperienza di Massimo Gramellini, quando è costretto a confrontarsi col rifiuto della prima tata alla richiesta di fargli da mamma, supporta l'ipotesi che forse un affido lo avrebbe aiutato a superare il trauma dell'abbandono. 
Il romanzo di Massimo Gramellini insegna a sviluppare la forza per superare le sfide della vita e che, come diceva un suo professore in modo forse un po' brusco , "i se sono un marchio dei falliti. Nella vita si diventa grandi nonostante".

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