Sandro Sechi lavorava per la sede di New York della Rizzoli, quando la casa editrice gli chiese di assistere Oriana Fallaci nella sua vita quotidiana, diventata assai sofferente a causa della malattia purtroppo fatale.
Per cinque mesi il connubio tra Sandro Sechi e Oriana Fallaci ha resistito alle mille intemperanze di lei. Probabilmente per Sandro Sechi non fu semplice resistere, tant'è che improvvisamente Oriana lo mise alla porta e la dirigenza lo relegò al centralino della Rizzoli, successivamente lo licenziò.
Dall'intera vicenda uscì "Gli occhi di Oriana", edito un anno dopo la morte della scrittrice fiorentina.
Aneddoti riguardanti Oriana Fallaci e i suoi ospiti, amicizie, gelosie, fragilità, entusiasmi, timori, fissazioni e intemperanze: tutto ciò è descritto nel libro senza filtri, svelando la persona fino ad allora nascosta dietro al personaggio.
Dalla pubblicazione del libro è nata una discussione sul suo tenore etico. Molti accusano Sandro Sechi di sciacallaggio mediatico, molti altri lo osannano per averci donato l'umanità che era in Oriana Fallaci.
Il mondo dei media ha le sue regole, se non le rispetti, le conseguenze possono essere molto gravi. Stiamo parlando di regole che veicolano rapporti tra le persone. Sandro Sechi era stato inviato come uomo di fiducia e doveva limitarsi ad assistere la povera donna, ciononostante ha prevalso in lui il DNA del giornalista. La copertina del libro definisce esplicitamente quell'incarico come la grande occasione che l'autore attendeva.
Forse l'errore è stato a monte: se ad assistere Oriana Fallaci fosse stato mandato un personaggio con una formazione maggiormente incline alla relazione di aiuto, tutto ciò non sarebbe accaduto. E' vero, anche i giornalisti hanno un codice etico, ma evidentemente il criterio della libertà di stampa vince sul diritto alla privacy di ciascuno di noi. In questa prospettiva, il personaggio pubblico schiaccia il cittadino privato.
Ebbene, ancora una volta è stata data per scontata la relazione di aiuto. Nessuno si sognerebbe di rivolgersi a un medico quando ha bisogno di un cuoco o a un meccanico quando ha bisogno di un fioraio ... eppure è stato inviato un giornalista, quando era necessario avere un infermiere o un assistente sociale o uno psicologo o tutti e tre insieme.
Non so se consigliare di leggere il libro, perché il pensiero che esso non sia stato autorizzato dalla diretta interessata mi infastidisce: non avrei voluto violare la sua vita privata. D'altra parte è proprio vero che adesso conosco molti aneddoti che hanno modificato la mia percezione di Oriana Fallaci: fino ad oggi ignoravo l'umanità che è in lei ed il mio giudizio complessivo sull'autrice va ben oltre le mere sue idee politiche.
I libri sono un patrimonio universale, suscitano emozioni, suggeriscono nuove idee e modificano il modo di pensare della comunità intera. Anche un solo libro è da ritenersi parte integrante della nostra cultura. Attraverso la lettura ho scoperto verità che mi hanno profondamente influenzato. Ne parlo in questo blog commentando libri che ho letto per piacere o per lavoro.
domenica 26 maggio 2019
mercoledì 8 maggio 2019
"Diario di Zlata" di Zlata Filipovic, 1994
Correvano i primi anni '90. Mentre io studiavo all'Università, una bambina di nome Zlata veniva privata della sua infanzia a causa della guerra.
In genere pensiamo alle guerre come eventi sepolti nelle pagine gialle di storia. Invece io ricordo quella guerra. Ho visto alcune immagini attraverso i telegiornali, ma nessuna TV è in grado di mostrare tutta la tragedia in atto, forse anche perché siamo tristemente assuefatti alla violenza trasmessa dai tubi catodici.
Zlata era una bambina normalissima, felice, curiosa, intelligente e perspicace. Amava la musica, suonava il pianoforte e adorava la scuola. Avrebbe anche lei voluto avere la sola preoccupazione di soddisfare le aspettative degli adulti che contribuivano alla sua educazione.
Invece la stanza che ospitava il pianoforte di Zlata è diventata improvvisamente pericolosa, perché esposta ai cecchini. Ancora bambina, Zlata si è confrontata con bombe, morti, palazzi distrutti e la sua città ridotta a macerie: Sarajevo, che soli pochi anni prima era stata rimessa a nuovo per via delle Olimpiadi.
Quando Zlata ha iniziato a scrivere il suo diario, mai avrebbe potuto immaginare che stava scrivendo un documento storico.
Per fortuna Zlata è sopravvissuta insieme ai suoi genitori. Ma la sua infanzia non le sarà mai restituita.
In genere pensiamo alle guerre come eventi sepolti nelle pagine gialle di storia. Invece io ricordo quella guerra. Ho visto alcune immagini attraverso i telegiornali, ma nessuna TV è in grado di mostrare tutta la tragedia in atto, forse anche perché siamo tristemente assuefatti alla violenza trasmessa dai tubi catodici.
Zlata era una bambina normalissima, felice, curiosa, intelligente e perspicace. Amava la musica, suonava il pianoforte e adorava la scuola. Avrebbe anche lei voluto avere la sola preoccupazione di soddisfare le aspettative degli adulti che contribuivano alla sua educazione.
Invece la stanza che ospitava il pianoforte di Zlata è diventata improvvisamente pericolosa, perché esposta ai cecchini. Ancora bambina, Zlata si è confrontata con bombe, morti, palazzi distrutti e la sua città ridotta a macerie: Sarajevo, che soli pochi anni prima era stata rimessa a nuovo per via delle Olimpiadi.
Quando Zlata ha iniziato a scrivere il suo diario, mai avrebbe potuto immaginare che stava scrivendo un documento storico.
Per fortuna Zlata è sopravvissuta insieme ai suoi genitori. Ma la sua infanzia non le sarà mai restituita.
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