"L'amica geniale" sorprende per la fluidità della penna di Elena Ferrante: una scrittura agile e puntuale, messa al servizio di un mondo composto da tante contraddizioni e, allo stesso tempo, da una sorprendente unicità: il povero e il ricco, la persona stimabile e quella detestabile, il brutto il bello. Ciascun personaggio è rappresentante della sua estrazione sociale, così il povero è la povertà e l'ignorante é l'ignoranza.
La società è stratificata in ceti sociali che non comunicano tra loro, se non attraverso lo sfoggio di beni materiali, ovvero l'ostentazione di un oggetto teso a dimostrare una ricchezza irreale, sottesa da attività illecite o dalla concessione di prestiti dall'usuraio. Tali oggetti suscitano invidia e ammirazione, ma non celano la miseria umana, perché in ogni angolo del mondo, la povertà di molti arricchisce i pochi che sanno approfittare dei più deboli.
Le contraddizioni insite nella società descritta dall'autrice non prevedono la possibilità che l'individuo si emancipi dalle proprie origini: il povero non diventa ricco, a meno che non scenda a compromessi con la moralità, associandosi al potere occulto di persone che infrangono la vita civile, così rompendo il patto sociale.
Le contraddizioni insite nella società descritta dall'autrice non prevedono la possibilità che l'individuo si emancipi dalle proprie origini: il povero non diventa ricco, a meno che non scenda a compromessi con la moralità, associandosi al potere occulto di persone che infrangono la vita civile, così rompendo il patto sociale.
Due bimbe crescono insieme, all'apparenza con le medesime opportunità, in realtà con destini segnati ancor prima che ciascuna di loro possa fare le proprie scelte di vita.
Gli adulti, e con loro l'intera società, inviano doppi messaggi: da una parte illudono sulla possibilità di un'emancipazione, dall'altra giudicano chi riesce a sviluppare una visione alternativa all'ordine precostituito.
L'unica speranza è la cultura, la quale si erge come alternativa alla miseria umana, all'asservimento e alla passività: la cultura fornisce gli stimoli per distaccarsi da una vita meramente materiale e immaginare una società migliore, purché i libri siano letti non solo per trovare rifugio dalle bruttezze umane, bensì per sviluppare i mezzi necessari a rompere gli schemi nelle relazioni interpersonali.
L'autrice, con coraggio, mette in evidenza sentimenti che in genere tendiamo a nascondere: l'invidia, l'odio, la voglia di vendicarsi. Trovo tale coraggio molto educativo sul piano psicologico: le emozioni sono sempre amiche, dobbiamo conoscerle e prenderci confidenza per non lasciare che esse dominino sul nostro comportamento. Entrando in contatto con le nostre emozioni, riduciamo la probabilità di rimanere schiavi di schemi ereditati passivamente.
Il romanzo mi è piaciuto molto e consiglio di leggerlo senza indugi
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