Il romanzo racconta le vicende di una famiglia coinvolta nella bonifica delle Paludi Pontine e nella sua colonizzazione, insieme ad altre numerosissime famiglie provenienti dall'Emilia, dal Veneto e dal Friuli.
Le disavventure del nucleo familiare sono contestualizzate da approfondimenti storici che aiutano il lettore a comprendere le mille contraddizioni dell'era fascista, dalle cui ceneri nasce la Repubblica Italiana, con altrettante contraddizioni, che perdurano insanabili fino ai giorni nostri.
La lettura mi ha restituito una maggiore consapevolezza dell'anima del nostro Paese.
Trovo singolare la prospettiva proposta nel ripercorrere la Storia: l'autore riesce ad apparire neutrale, sebbene la voce narrante assuma i panni di chi si è lasciato affascinare dal mito del superuomo e ha creduto in Mussolini fino all'ultimo, giustificandone i misfatti persino con argomentazioni goffe e sempliciste.
Ne esce un libro leggero, ma contemporaneamente coinvolgente, che si lascia divorare con passione, anche per la singolare rappresetazione delle tragedie umane che in quel periodo hanno colpito il popolo italiano.
Finito di leggere il romanzo, il sorriso e il trasporto provocato dalle pagine di Pennacchi contrasta con il brivido della memoria legata alla tragedia dell'Olocausto. Il pensiero va alle vittime delle leggi razziali, di cui troviamo testimonianza in ormai celebri opere, strazianti e indimenticabili: ne cito due tra tutte, "Il giardino dei Finzi-Contini" di Giorgio Bassani (1962), e "Se questo è un uomo" di Primo Levi (1947).
I libri sono un patrimonio universale, suscitano emozioni, suggeriscono nuove idee e modificano il modo di pensare della comunità intera. Anche un solo libro è da ritenersi parte integrante della nostra cultura. Attraverso la lettura ho scoperto verità che mi hanno profondamente influenzato. Ne parlo in questo blog commentando libri che ho letto per piacere o per lavoro.
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