sabato 20 ottobre 2012

"Qualcuno con cui correre" di David Grossmann. Titolo originale "Misheu Laruz Ito" (2001)

Nei libri le azioni, gli eventi e la trama stessa del racconto possono prestarsi ad una complessa metafora della vita. Ebbene, in "Qualcuno con cui correre" l'inseguimento di un cane da parte di un giovane che lavora per il servizio civico degli accalappiacani si presta sin dalle prime scene a innumerevoli suggerimenti di riflessioni di un mondo in cui gli adulti appaiono troppo distratti nei confronti dei minori, lasciati a se stessi per risolvere le proprie tragedie. Una corsa a perdifiato, metafora del tempo che sfugge e che si porta via attimi preziosi, ma anche dell'urgenza necessaria per raggiungere gli obiettivi della vita, quelli importanti. Non sappiamo dove il protagonista sta andando, e non lo sa neanche lui, come spesso capita nella vita di tutti noi. A guidare Assaf (questo è il nome del giovane) è un cane, che scappa per strade sconosciute, dove la folla si mischia in una molteplicità di colori, odori, scene, personaggi: il giovane ha inatti il compito di individuare la padrona del cane e di consegnare la multa per averlo abbandonato. La lettura pare accellerare il battito cardiaco per una prestazione fisica ben al di sopra delle nostre capacità atletiche. Corri corri, le pagine scivolano rapidamente anch'esse e la trama del libro prende presto quota, fino a diventare così complessa da farci venire quasi le vertigini. Tanti sono i temi toccati: la solitudine, la paura, la tossicodipendenza, l'abbandono e lo sfruttamento dei minori, le sette, il maltrattamento e la segregazione, la manipolazione, la violenza, il pericolo. La profondità psicologica dei personaggi è curata con attenzione dall'autore, così le relazioni interpersonali lasciano immaginare le aspettative reciproche tra i soggetti coinvolti, in un rapporto che mano a mano diventa sempre più intimo e finisce per coinvolgere il lettore: ci si sente presto immersi nella città di Gerusalemme e l'immaginazione sembra scatenarsi a sentire gli odori e vedere le scene dei protagonisti. Il romanzo è capace di creare una sorta di spazio virtuale in cui ci si sente realmente immersi. Ad aumentare la tensione, una trama che assume i sapori di un giallo, che non sfugge ad un impegno sociale, dal retrogusto amaro di un mondo che pare non avere alcun interesse a tutelare i minori, specie quelli esposti all'emarginazione sociale. A sigillare quest'ultima nota, fino a trovare una via di uscita nell'arte e, in particolare nella musica, c'è il tema dell'amore e del coraggio di perseguire fino in fondo i nostri obiettivi. Non nascondo che il ruolo riservato dal racconto alla musica, la mia preferita espressione artistica, contribuisce per me a rendere il romanzo di particolare fascino, tanto che nel mio impegno a fondare e seguire una scuola di musica indirizzato ai bambini e all'intento di rendere la musica veicolo di socializzazione, c'è un po' anche l'eco della penna di Grossmann.

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