L'autobiografia di uno dei più grandi tennisti al mondo, Andrè Agassi.
Il libro mi ha affascinato sin dall'inizio.
Prima di diventare campione del mondo, Agassi è stato un bambino predestinato al tennis. Il padre lo costringeva per ore ed ore a colpire migliaia di palle all'anno, lanciate da un drago appositamente costruito per lui. Agassi odiava il tennis, eppure non riusciva a smettere di giocare. Per diventare un grande campione, Agassi ha dovuto affrontare infinite lotte contro il mondo intero e contro se stesso. E' caduto innumerevoli volte e innumerevoli volte si è rialzato, scoprendo ogni volta nuove energie, nuovi punti di forza, nuovi confini di maturazione.
Come già appreso dall'autobiografia del campione olimpico Niccolò Campriani, lo sport è metafora della vita: se vuoi raggiungere un traguardo, devi inevitabilmente confrontarti con le tue debolezze e capire come superarle o, al limite, come trasformarle in punti di forza.
Il bello è che una carriera sportiva è destinata a cessare, col pericolo di scoprire che essa non abbia avuto gran senso. Invece il percorso della vita non cessa mai ed Open è la soperta del significato che Agassi ha voluto attribuire al suo giocare a tennis.
Gli insegnamenti sono infiniti, primo tra tutti: non smettere mai di credere nei propri valori.
Obbligatorio leggerlo
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