Il vocabolario italiano non è sufficientemente ricco di parole per descrivere l'esperienza esistenziale di ciascuno di noi e quando la letteratura è lo strumento per descrivere non una sola vita, ma l'esperienza dell'incontro di due vite, il compito di descrivere cosa si è provato nel corso degli anni diventa ancora più arduo.
L'Autore, Emanuele Trevi, racconta la sua amicizia con Rocco Carbone e Pia Pera, due scrittori contemporanei, precocemente scomparsi. Aneddoti, incontri, sensazioni, emozioni e ricordi sono snocciolati con semplicità, ma allo stesso tempo con intensità. Una lettura in prosa che si rende quasi poesia. Pagine (laiche) dal sapore spirituale.
In qualità di psicologo umanista, mi è piaciuto l'impiego della letteratura come strumento di indagine della natura umana. Trovo nelle frasi di Trevi una fondamentale fiducia nella dimensione emotiva (e psicologica) propria di una fenomenologia che restituisce dignità all'immaginario. Il vissuto è pieno di segnali (premonitori e/o rivelatori) di un'esistenza, che acquisisce senso solo se vissuta giorno per giorno, riconoscendo i limiti ancor più che lodando le capacità, in una dimensione genuinamente umana.
Così l'iperbole esistenziale trasforma la nostagia in amore, proiettando l'esistenza al di là della sterile dialettica tra vita e morte.
Il libro è senza dubbio da leggere più volte
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