lunedì 28 dicembre 2020

"Open. La mia storia", (2009) Titolo originale "Open. An Autobiography" - Giulio Einaudi Editori

 L'autobiografia di uno dei più grandi tennisti al mondo, Andrè Agassi. 

Il libro mi ha affascinato sin dall'inizio. 

Prima di diventare campione del mondo, Agassi è stato un bambino predestinato al tennis. Il padre lo costringeva per ore ed ore a colpire migliaia di palle all'anno, lanciate da un drago appositamente costruito per lui. Agassi odiava il tennis, eppure non riusciva a smettere di giocare. Per diventare un grande campione, Agassi ha dovuto affrontare infinite lotte contro il mondo intero e contro se stesso. E' caduto innumerevoli volte e innumerevoli volte si è rialzato, scoprendo ogni volta nuove energie, nuovi punti di forza, nuovi confini di maturazione. 

Come già appreso dall'autobiografia del campione olimpico Niccolò Campriani, lo sport è metafora della vita: se vuoi raggiungere un traguardo, devi inevitabilmente confrontarti con le tue debolezze e capire come superarle o, al limite, come trasformarle in punti di forza.

Il bello è che una carriera sportiva è destinata a cessare, col pericolo di scoprire che essa non abbia avuto gran senso. Invece il percorso della vita non cessa mai ed Open è la soperta del significato che Agassi ha voluto attribuire al suo giocare a tennis.

Gli insegnamenti sono infiniti, primo tra tutti: non smettere mai di credere nei propri valori.

Obbligatorio leggerlo



martedì 23 giugno 2020

"I leoni di Sicilia. La saga dei FLORIO - 1" di Stefania Auci, Edizioni NORD, 2019

Un romanzo storico di una nota famiglia calabrese, i Florio, insediatasi a Palermo alla fine del '700.

L'intero racconto copre quattro generazioni in un arco temporale lungo quasi un secolo. fino all'unificazione del Regno d'Italia.

Nel romanzo non sono raccontate solo le vicende familiari, ma anche il contesto storico in cui esse accadono e le relazioni interpersonali che caratterizzano i ceti sociali: l'aristocrazie perde ricchezza e poteri, in compenso il commerciante conquista potere a suon di monete.

Con una scrittura coinvolgente, Stefania Auci scopre il DNA della Sicilia, dell'Italia e dell'Europa intera. L'Autrice descrive l'umore del territorio passato dal dominio Francese, a quello Borbonico, con lo sfondo Inglese, attraverso il quale nasce la moda dell'oggettistica cinese, e poi dall'indipendenza, al  Regno delle due Sicilie e, infine, al Regno della Sardegna dei Savoia grazie alla spedizione dei mille Garibaldini.

In un solo secolo, tante fasi storiche nel corso delle quali la famiglia Florio, di generazione in generazione, si arricchisce e accumula potere, in virtù di un rapporto sempre più intimo col territorio e con le genti di un'isola poliedrica, nella quale conservatorismo ed evoluzionismo sembrano convivere.

Il libro è molto istruttivo. Da leggere.

domenica 31 maggio 2020

"L'amica geniale" (volume primo) di Elena Ferrante edizioni e/o, 2011


"L'amica geniale" sorprende per la fluidità della penna di Elena Ferrante: una scrittura agile e puntuale, messa al servizio di un mondo composto da tante contraddizioni e, allo stesso tempo, da una sorprendente unicità: il povero e il ricco, la persona stimabile e quella detestabile, il brutto il bello. Ciascun personaggio è rappresentante della sua estrazione sociale, così il povero è la povertà e l'ignorante é l'ignoranza. 

La società è stratificata in ceti sociali che non comunicano tra loro, se non attraverso lo sfoggio di beni materiali, ovvero l'ostentazione di un oggetto teso a dimostrare una ricchezza irreale, sottesa da attività illecite o dalla concessione di prestiti dall'usuraio. Tali oggetti suscitano invidia e ammirazione, ma non celano la miseria umana, perché in ogni angolo del mondo, la povertà di molti arricchisce i pochi che sanno approfittare dei più deboli.

Le contraddizioni insite nella società descritta dall'autrice non prevedono la possibilità che l'individuo si emancipi dalle proprie origini: il povero non diventa ricco, a meno che non scenda a compromessi con la moralità, associandosi al potere occulto di persone che infrangono la vita civile, così rompendo il patto sociale. 

Due bimbe crescono insieme, all'apparenza con le medesime opportunità, in realtà con destini segnati ancor prima che ciascuna di loro possa fare le proprie scelte di vita. 
Gli adulti, e con loro l'intera società, inviano doppi messaggi: da una parte illudono sulla possibilità di un'emancipazione, dall'altra giudicano chi riesce a sviluppare una visione alternativa all'ordine precostituito.

L'unica speranza è la cultura, la quale si erge come alternativa alla miseria umana, all'asservimento e alla passività:  la cultura  fornisce gli stimoli per distaccarsi da una vita meramente materiale e immaginare una società migliore, purché i libri siano letti non solo per trovare rifugio dalle bruttezze umane, bensì per sviluppare i mezzi necessari a rompere gli schemi nelle relazioni interpersonali. 

L'autrice, con coraggio, mette in evidenza sentimenti che in genere tendiamo a nascondere: l'invidia, l'odio, la voglia di vendicarsi. Trovo tale coraggio molto educativo sul piano psicologico: le emozioni sono sempre amiche, dobbiamo conoscerle e prenderci confidenza per non lasciare che esse dominino sul nostro comportamento. Entrando in contatto con le nostre emozioni, riduciamo la probabilità di rimanere schiavi di schemi ereditati passivamente.

Il romanzo mi è piaciuto molto e consiglio di leggerlo senza indugi

domenica 19 aprile 2020

"Globalizzazione. Una mappa dei problemi" di Danilo Zolo, Editori Laterza (2004)


Quante volte, interdetti, ci siamo chiesti "ma che mondo è questo?"-
La domanda è lecita e la risposta è tutt'altro che scontata.
Si parla tanto di globalizzazione e probabilmente ancora tanto ne avremo da parlare: si perché il fenomeno della globalizzazione è molto complesso e ha ripercussioni su ogni aspetto della nostra vita quotidiana.
La globalizzazione non è solo un fenomeno economico e culturale, ma anche un fenomeno quotidiano, che sconvolge ogni nostro gesto, anche il più banale, lasciandoci inconsapevoli che il nostro agire trova condizionamenti da paesi lontani, di cui spesso il consumatore ignora persino l'esistenza.
L'apparente comunicazione di massa si traduce in un controllo globale, i nostri acquisti sono guidati dai media, la comunicazione trasparente è costantemente manipolata per portare profitti ai potenti.
La politica è impreparata, perché le industrie multinazionali riescono ad agire in barba ai principi etici di tradizionali vincoli di solidarietà, a scapito della protezione delle fasce di popolazione più deboli. Lo sfruttamento va di pari passo con ideologie stataliste, tese ad escludere lo straniero. Ma in una progressiva logica di chiusura, succede che il lavoro esclude i più giovani, vittime passive di competitività e della tecnologia (persino le pizze oggi sono servite in assenza del pizzaiolo).
L'Autore dimostra così il paradosso dell'età post-moderna: la globalizzazione divide il mondo in tanti mondi


lunedì 6 aprile 2020

"La misura del tempo" di Gianfranco Carofiglio, edizioni Einaudi (2019)



Il tema della distinzione tra il bene e il male sottende uno degli argomenti fondamentali dell'umanità intera, al pari della vita e della morte, la salute, il malessere e la libertà.

Chi di professione si occupa di tali argomenti, non può fare a meno di immergersi completamente, con tutto se stesso, nei dilemmi esistenziali che tali temi comportano. 
Inevitabile che vita privata e vita professionale trovino grandi sovrapposizioni.

Con questa chiave di lettura ho interpretato "La misura del tempo". 

Il titolo si riferisce non solo al tempo dell'io narrante, un avvocato penalista, ma anche al suo cliente (accusato di omicidio doloso e costretto in carcere per molti anni), e alla mamma di quest'ultimo.

In una dimensione olistica, il tempo è l'elemento comune a tutti i personaggi del romanzo: un tempo che può essere solo vissuto nel presente, al limite ricordato nel passato, solo in un mondo illusorio previsto al futuro. Si, perché in quanto a capacità di prevedere il futuro, l'uomo si è rivelato assai impacciato.

Con l'età lo scandire del tempo acquisisce diversa dimensione: maggiore densità se si conserva la capacità di stupirsi, come nei giovani, e maggiore velocità se ci si accontenta di una vita rassicurante, come capita all'adulto, per il quale tutto è prevedibile e, allo stesso tempo, meno colorato.

Quando capita di gestire il tempo di un cittadino, chiunque esso sia, tutto diventa più complicato. E' necessario effettuare un processo basato sulla logica e sull'intelligenza, non certo sull'emozioni, ancor meno sulle suggestioni. 

Numerose le riflessioni sull'importanza di un processo dubitativo e sul ruolo della difesa, innanzi a magistrati chiamati a gestire con etica il loro potere esecutivo. Da censurare le indagini probatorie tese a confermare un'unica spiegazione del reato.

Il romanzo mi è piaciuto: io stesso lavoro nell'ambito della giustizia, come giudice onorario al tribunale per minorenni fino a poco tempo fa, come psicologo penitenziario da oltre dieci anni (e tutt'oggi). Condivido a pieno la prospettiva dell'Autore.

Romanzo da leggere e da custodire in libreria con gelosia

"Il senso della vita" di Irvin D. Yalom Terza Edizione Beatbesteller (20123). Titolo originale: "Momma abd the meaning of life" (1999)

 Trovo Yalom così istruttivo ed entusiasmante, che ho deciso di leggere tutti i suoi libri. Dopo "Le lacrime di Nietzche", "S...