Lo confesso, ho comprato il libro perché indotto in inganno dalla fascetta rossa che riportava il nome di Hosseini, l'autore de "Il cacciatore di aquiloni" e di "Mille splendidi soli", scambiandolo per un suo nuovo romanzo: preso il libro distrattamente dallo scaffale del negozio, solo a casa mi sono reso conto che la fascetta riportava un suo commento sulla storia di Awista Ayub, una donna nata in Afghanistan nel 1979, ma trasferitasi con i suoi genitori in America all'età di due anni.
Alla fine della lettura sono contento della svista, anche perchè "Giocando a calcio a Kabul" potrebbe essere la prosecuzione di "Il cacciatore di aquiloni".
Awista Ayub riferisce le tante esperienze vissute come figlia di genitori Afghani, ma cresciuta negli Stati Uniti d'America: tra le emozioni da lei descritte, mi colpisce il sentimento di nostalgia per un paese mai vissuto in prima persona, se non attraverso i racconti e le testimonianze dei propri cari. Eppure, per quanto tali racconti possano essere intensi, l'autrice si trova nella condizione di confrontarsi con la difficoltà di costruire una chiara identità personale.
Nel libro si trovano riflessioni che forse caratterizzano tutte le persone immigrate di seconda generazione e che in qualche modo credo di conoscere anche io, in quanto cresciuto in Italia, ma figlio di profughi da Fiume.
Eppure, tutti i traumi possono trasformarsi in uno stimolo per una nuova impresa. Nel caso di Ayub, la voglia di avvicinarsi all'Afghanistan l'ha spinta a organizzare un'iniziativa sportiva per giovani conterranee: un corso di calcio che dà loro ospitalità negli States, dove si confronteranno con uno stile di vita di cui faranno tesoro al rientro a casa, non solo in termini sportivi, ma anche e soprattutto culturali.
Rabbia, coraggio, mediazione, sottomissione e ribellione si alternano in una storia bella da leggere, anche perchè realmente accaduta. Il libro è un importante contributo per abbattere i pregiudizi, per dimostrare quanta forza hanno i bambini di tutto il mondo e per infondere speranza agli immigrati e alle popolazioni oppresse dalla storia.
La lettura infonde ottimismo. Lo consiglio a tutti.
I libri sono un patrimonio universale, suscitano emozioni, suggeriscono nuove idee e modificano il modo di pensare della comunità intera. Anche un solo libro è da ritenersi parte integrante della nostra cultura. Attraverso la lettura ho scoperto verità che mi hanno profondamente influenzato. Ne parlo in questo blog commentando libri che ho letto per piacere o per lavoro.
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